APRITE QUELLA PORTA

 



PREFAZIONE

Questo libro raccoglie in sé le sensazioni ed il vissuto del percorso che si compie nella relazione tra il medico ed il paziente per affrontare, con strumenti diversi, una malattia di cui non si conosce l’esito. La relazione e la comunicazione sono strumenti sostanziali in qualunque professione e, in quella medica, spesso concorrono alla buona riuscita della terapia. Nella relazione tra medico e paziente si vivono momenti di "aggiustamento" che sono necessari per conoscersi e approfondire la propria e l'altrui risposta alla relazione stessa e alle sollecitazioni. La risposta positiva e proattiva del paziente è un fattore decisivo e determinante, proprio come in questo caso, alla riuscita della terapia e del percorso. Durante il cammino non mancheranno gli scontri ed i momenti di sconforto che bisogna imparare a superare con la fiducia che l’attesa sia premiante.   Nella comunicazione medico-paziente è anche bene considerare che le informazioni riferite dal paziente possono essere influenzate dal suo vissuto; leggendo questo libro ho scoperto che la storia di vita del paziente racchiude delle novità che potrebbero essere utili conoscere nell’approfondimento della sua storia clinica. Il tempo, così come la capacità di instaurare un rapporto empatico col paziente, è un’arma di cura di un valore terapeutico inestimabile che aiuta la mediazione tra malattia e aspettativa di guarigione; è inoltre necessario per approfondire la conoscenza del paziente ed aiuta a comprendere le relazioni tra le varie alterazioni. Il tempo è una variabile importantissima da tenere in considerazione perché determinate patologie iniziano spesso anni prima che si manifestino e ciò impone una   importante riflessione sulla prevenzione primaria e sul suo ruolo nel nostro sistema. Tutto ciò fa parte della strategia che genera il buon esito della comprensione della terapia e del suo successo. Il tempo della cura dovrebbe perdurare per tutta la vita del paziente e, se possibile, del medico. Tuttavia, il tempo della cura non corrisponde a quello delle numerose richieste, della burocrazia e della necessità di applicazione tecnica che oramai è propria anche del nostro sistema sanitario. La buona riuscita della relazione e della terapia si basa anche sulla capacità, propria degli acrobati, di incastrare ogni richiesta e ogni azione al loro posto, come i tasselli di un puzzle, per formare la figura che nasconde il disegno, componendoli nel giusto modo e tempo.   Nonostante il percorso sia lungo, spesso si incontrano figure che danno supporto per limitare se non eliminare il dolore. I temi dell’attesa e della pazienza emergono forti da questa lettura e sottolineano l'importanza di allenare il paziente stesso a gestirli nella maniera più benefica possibile. Il medico dal canto suo deve far leva sulla capacità di ascolto che è la base dell’empatia e quindi della capacità di comprendere e accogliere fino in fondo le richieste, che il paziente fa, soprattutto per le vie non verbali.  

Apprensione, incertezza, attesa, aspettative, paura delle novità, fanno a un paziente   più male di ogni fatica”: questa frase dell’infermiera Florence Nightingale[1] dovrebbe essere impressa nelle   pagine dei nostri libri di Scuola.

Luisa Sambati

[1] Florence Nightingale (12/5/2820-13/8/1910): infermiera, è il paradigma dell'attività infermieristica attuale.

 

PRELUDIO

Non sono pochi gli scrittori, anche grandissimi, che si sono occupati di raccontare storie di malattie e di malati.  Ne cito uno per tutti, Marcel Proust. La sua monumentale Recherche du temp perdu  è piena di riferimenti a malattie, medici, medicine, malesseri fisici e psichici.  Eppure, una grande scrittrice come Virginia Wolf lamentava che, rispetto al ruolo che le malattie hanno nella vita di tutti e che hanno avuto nel corso delle vicende storiche, importanza non inferiore a quella di passioni come l’amore o la paura, esse non avrebbero trovato nella letteratura uno spazio adeguato.  Sul versante opposto si può trovare dappertutto una infinità di scritti di cosiddetta medicina narrativa, nei quali i malati stessi parlano della propria malattia e ciò, a giudizio dei medici, aiuta molto a guarire. Il che è sicuramente di grande utilità terapeutica per il malato, ma certo non sempre offre di per sé un grande contributo alla buona qualità della letteratura. Il racconto di Riccardo Recchioni mi è parso collocato a metà strada tra queste due frontiere. Da amico sono rimasto addolorato da questa sua narrazione. Sono contento del fatto che ora egli può dirsi guarito, e capisco di quanta utilità sia stato per lui poter raccontare la sua dolorosa e per certi aspetti incredibile vicenda. I suoi guai sono cominciati subito dopo la terza vaccinazione anti Covid.  Recchioni sottolinea questo nesso temporale ed è a conoscenza, anche diretta, di casi analoghi che nella sterminata letteratura sul Covid si possono trovare in abbondanza. Ma lui è una persona di cultura: è avvocato, grafologo, curioso di storia e di varia umanità. Perciò non cade nella trappola del post hoc, propter hoc che, già a suo tempo, David Hume aveva indicato come critica della categoria della causalità. Non basta dire: dopo il vaccino, per concludere: a causa del vaccino.  E non si arruola nella folta schiera dei No Vax, pur sottolineando le non poche incertezze e difficoltà emerse nella lotta contro questa drammatica pandemia del terzo millennio, come la urgenza frettolosa del vaccino, o il comodo palliativo della mascherina. Da amico sono contento che egli ora sia uscito fuori dalla sua malattia misteriosa. Tanto sconosciuta da richiedere addirittura una trapanatura della scatola cranica e consentire così ai medici di poter effettuare una biopsia del tessuto cerebrale e di trovare una terapia convincente. E gli auguro che la sua guarigione sia davvero piena e definitiva. Da uomo di lettere, invece, sono piuttosto portato a sottolineare le qualità della sua narrazione. Orbene, sarei davvero un adulatore spudorato e fuori misura se a questo punto tirassi nuovamente in ballo Proust o altri grandi di quel livello.  Recchioni non è uno scrittore di professione né aspira ad aver riconoscimenti speciali. Tuttavia, alcune buone qualità narrative egli le mostra chiaramente. La leggerezza del raccontare che pare riferirsi più ad una terza persona che a lui stesso. L’ ironia che affiora anche nei momenti più drammatici e che fa sorridere sia pure “a denti stretti”. Lo stile colloquiale del racconto che trasforma il lettore in un amico che lo sta ascoltando, un po' incredulo e un altro po’ compassionevole, ma sempre attento a sapere come va a finire. Qualche divagazione poetica a sorpresa, come il nome Barbara, con la poesia di Prévert ad esso collegata, che sbuca fuori al risveglio dall’anestesia, improvvisa come un significativo e onirico messaggio dell’inconscio. Insomma, mi sentirei di spendere per Recchioni quell’aggettivo naif che di solito viene usato nel campo delle arti visive.  Per arte naif si intende un certo tipo di produzione artistica che appare priva di legami organici con la realtà culturale e accademica della società in cui è prodotta. Essa tende a rappresentare gli aspetti comuni della vita quotidiana in modo semplice, istintivo e apparentemente ingenuo. Sono sicuro che chi avrà l’avventura di leggere fino in fondo questo racconto naif di Recchioni non solo non resterà deluso, ma si porrà non pochi problemi sulle ambizioni e sui limiti della scienza e della tecnica e persino sulla contingenza stessa della vita umana.                        

Carlo Monaco      

 

POSTFAZIONE

L’autore racconta una drammatica esperienza di vita con ironia, pur mantenendo vivo il pathos. Sembra quasi che la narrazione sia un pretesto per liberare la mente e volare con dotte considerazioni filosofiche e argomentazioni storiche, il tutto addolcito da un’allure poetica che porta il lettore in un’altra dimensione per poi farlo ripiombare in una realtà cruda ed inquietante. Lo stile scorrevole ed intenso ricorda Ryszard Kapuścinski in quel magnifico libro “ in viaggio con Erodoto”. Aprite quella porta è un racconto che non ha fine perché non si conclude ma apre nuove porte e ci induce a cercare ancora, a vivere nuove esperienze attraverso un’avventura intellettuale che non si sa dove ci porterà. Riccardo Recchioni ha dimostrato che non basta un’infermità fisica, per quanto severa e dolorosa ad ingabbiare un uomo libero. La forza della mente apre tutte le prigioni e si può ancora volare sempre più in alto con una forza interiore che non trova spiegazioni scientifiche, ma esiste. Nella vita ci costruiamo porte e mura che ci proteggono dalle invasioni esterne ma che ci impediscono di uscire, così rischiamo di vivere in un’apparente libertà e in un’illusoria sicurezza, come criceti in gabbia o cagnolini da salotto. Imparare ad aprire le porte senza paura significa realizzare appieno l’essere e dare senso ad ogni nostro momento.                                

 

Franz Sarno

 

CONCLUSIONI

Scoprire d’improvviso che tutto quello che ti pareva scontato nella tua vita quotidiana non lo è affatto. Perfino reggersi in piedi. “Ero come un neonato appena svezzato – scrive e racconta Riccardo Recchioni – che cerca di camminare autonomamente, non avendo ancora sviluppato le capacità per poter stare nella postura eretta”. Di colpo l’esistenza nella quale ti trovavi è svanita, sfumata, un ricordo. Tutto questo avveniva dopo la terza vaccinazione contro il Covid. L’autore l’aveva affrontata per continuare a essere libero e si è ritrovato prigioniero di un letto.

E’ cominciata così una lunga lotta per riemergere, per riprendersi da quello stupore che all’autore di queste pagine ha fatto pensare a quello provato tanti anni prima quando “indossando una muta leggera come una seconda pelle, immerso nella calda acqua dell’Oceano indiano, per la prima volta nuotavo insieme a squali che volteggiavano come rondini a primavera”. Il libro racconta la storia del faticoso, coraggioso, riemergere da una malattia che all’inizio non si lascia neppure definire e inquadrare, un ritorno doloroso alla superficie della normalità. È una preziosa testimonianza di chi si è trovato di punto in bianco confinato in un letto di ospedale. L’odissea dell’autore, per chiara deformazione professionale, mi fa venire in mente quello che ha scritto il collega Nello Scavo, del quotidiano” Avvenire”, nel suo testo del 24 febbraio 2023, in occasione del primo anno di guerra in Ucraina: “Niente come le scarpe sporche di questi reporter restituisce l’essenza del nostro esserci, e il patto che faticosamente si rinnova tra il giornalismo e la comunità a cui si rivolge. Importa solo esserci per vedere, toccare, annusare, domandare, ascoltare, riportare. Nient’altro che il nostro dovere”.

Chi ha scritto questo libro - testimonianza “c’era”. Si trovava nell’abisso della sofferenza e ha percorso uno dopo l’altro gli scalini di una lunga, faticosa risalita che gli ha permesso di conoscersi più a fondo e di consegnare a tutti noi uno squarcio di consapevolezza sulla circostanza che anche nelle situazioni apparentemente disperate non bisogna mai perdersi d’animo. Ogni passo è stato una conquista. Mi viene in mente un'altra pagina, quella dell’arrivo di una sedia a rotelle, un cruciale ritorno alla possibilità di muoversi autonomamente dopo il lungo divieto di varcare la soglia della stanza che ha fatto scrivere a Riccardo Recchioni: “Insomma, mi sentivo letteralmente in galera, privato anche dell’ora d’aria che almeno nelle patrie galere riconoscono ai galeotti, anche a quelli che sono sotto il regime del 41 bis. Non avevo ancora l’autorizzazione della fisioterapista a spostarmi dalla sedia al letto e viceversa, se non c’era un paramedico vicino a me che stava attento che non facessi movimenti che potessero essere causa di una mia caduta. Tornando alla sedia a rotelle, ero troppo contento. Cominciai così a spostarmi e andare in ogni dove”.

Il lungo tragitto finisce con due poesie e con la sensazione positiva, anche per tutti noi, che ogni riscatto è possibile, sia pure a costo di sforzi estremi. Le parole che descrivono il ritorno nel suo alloggio, dopo due mesi di ospedale, raccontano però un singolare effetto di straniamento, come se l’autore facesse fatica ad adattarsi alla riconquistata normalità: “Seduto su un divano, nella casa completamente silenziosa ed alla luce di una abat jour, era la depressione che mi assalì e lo sgomento della solitudine che provai. Era tanto tempo che non ero più così solo”. Curioso epilogo di una lunga sfida coraggiosa. Anche nelle vittorie più agognate a volte può infiltrarsi un retrogusto di amarezza. Si è esaurita una motivazione di esistenza quotidiana. Una volta raggiunta una vetta bisogna individuarne una nuova

 

Lorenzo Bianchi

A cura del dott. Ettore Beghi, Dipartimento di Neuroscienze, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Milano

Giornale ,it del 19/4/2023

Eniclopedia Treccani.it, Adriano Favole - Enciclopedia dei ragazzi (2006) “l termine sciamano deriva dalla lingua di un popolo siberiano, i Tungusi, nella quale indica un uomo capace di fare da mediatore tra il mondo umano e il mondo soprannaturale degli spiriti, dei morti e delle divinità. Questo termine viene esteso anche ai protagonisti di riti e cerimonie proprie di altre società (asiatiche, americane, e più raramente africane e oceaniane). Con il termine sciamanesimo si indica la religione o l’insieme di riti e credenze che hanno come protagonista lo sciamano.

A seconda delle epoche e delle culture, allo sciamano vengono attribuiti ruoli diversi. Alcuni lo ritengono un medico o guaritore, capace di estrarre dal corpo del malato le sostanze responsabili della malattia oppure di ‘inseguire’ nell’aldilà l’anima fuggita al malato.”

Riccardo Recchioni: Processo a Galileo Galilei: Un’indagine definitiva sulla prova regina dell’accusa, Editore Patron, 2021

Il Giornale 23.04.2023, Intervista a Emiliano Toso , scienziato e compositore: ” La cellula decide che spartito leggere per passare dall’informazione alla materia: ho capito che la biologia è musica, e che la musica è matematica che prende vita,” Platone, Repubblica, discorso di - Erissimaco (187b - d).

G.Kolpaktchy – D. Piantanida, Ed Atanor, pag 309, cap- CLXXIV

Veda, OM Edizioni, p.9 e ss.,:” In quel periodo vennero alla luce alcuni testi sfuggiti fortunosamente alla devastazione anti-pagana del cristianesimo durante il millennio precedente, l’unico autore approvato dalle autorità accademiche fu Aristotele” omissis – I tesi arabi più studiati in quel periodo riguardavano la matematica, la geometria, la medicina e il commento ai frammenti di Aristotele: gli autori più famosi erano Avicenna e Averroè. Omissis. “scrisse molte famose traduzioni con commmento delle opere di Aristotele, che in occidente erano andate completamente dimenticate. Omissis – Lo studio del sanscrito e dei testi vedici nacque solo dopo che l’accesso alla via dellle indie venne aperto via mare. Omissis – Quando Costantinopoli cadde nelle mani dei turchi i regnanti d’Europa cominciarono a cercare urgentemente una soluzione navale che permettesse loro di raggiungere la via delle indie senza dovere percorrere i territori occupati dell’Islam.

Il Karma, Esperia, Edizioni, 2011, p. 9: “Alla luce del principio di non dualità di vita e ambiente (esho Funi), il Buddismo insgna che la tendenza karmica (o fondamentale) della vita di una persona determina la natura della realtà sociale in cui questa persona vive “ (La meravigliosa legge del loto, p. 210). Omissis – Lìunica soluzione per contrastare tale tendenza – una forza che trascina, una strada facile da imboccare perché mille volte battuta- sta nel compiere azioni in senso contrario, dando vita a una”controdendenza”. Con l’ausilio della pratica buddista (sutra del loto) chi è igro potrà riuscire a diventare più attivo, chi è collerico sarà in gardo di resistere ai modi di rabbia, che vanno nel senso oppposto a quelle relative alla propria tendenza karmica creando nel tempo una tendenza karmica opposta. Omissis – Non possiamo cambiare quella emanazione della nostra vita vita che va sotto il nome di” ambiente” …. Ciò che conta è cambiare noi stessi.”

I Veda, OM Edizioni, cit.p. 142;”il messaggio di Krishna” : le gioie e i dolori arrivano e se ne vanno come l’estate e l’inverno. Sono dovuti all’incntro dei sensi con l’energia matateriale, bisogna imparare a tollerarli senza venirne disturbati.” Esperia, cit.

I Veda, La millenaria Cit., p. 142: le gioie e i dolori

Tesi di diploma di R.Recchioni e M.Deflorian, discussa nel 2016 all’AGAS Scuola Superiore di Grafologia. P. 12 e ss.

Christopher Chabris, Daniel Simons Editore: Il Sole 24 Ore Collana: Mondo economico Anno edizione: 2012: “Nelle nostre attività quotidiane agiamo come se fossimo perfettamente consci delle modalità di funzionamento della nostra mente e delle ragioni che guidano i nostri comportamenti. È sorprendente, invece, scoprire che molto spesso le cose non stanno affatto così. Il gorilla invisibile (esclusiva traduzione del best-seller americano The Invisible Gorilla) affronta sei illusioni quotidiane che influenzano profondamente la nostra esistenza: le illusioni di attenzione, di memoria, di fiducia, di conoscenza, di causalità e di potenziale. Si tratta di credenze distorte circa i meccanismi mentali che sono non soltanto sbagliate, ma anche per molti aspetti pericolose. Con un taglio originale e innovativo, il libro analizza quando e perché esse ci condizionano, le conseguenze che comportano nella nostra vita e nei rapporti con gli altri e i modi per neutralizzarle o quanto meno minimizzarne l'impatto.”

Stefan Klein, “La formula della felicità”Edizioni Longanesi & C. 2002, p. 47.”L’elaborazione delle emozioni avviene in entrambe gli emisferi cerebrali: nei sentimenti negativi è più attiva la parte destra del lobo frontale, mentre nei momenti di felicità è più attiva la parte sinstra” – La metà sinistra è compatibile soprattutto per gli aspetti avversi del mondo, mentre la destra si occupa delle cose gradevoli della vita.

Stefan Klein cit., p. 263” L’esperienza di non avere alcun controllo sulla propria vita comporta sempre stress che impedisce il benessere e compromette la salute.” Benvenuti al Sud è un film del 2010, diretto da Luca Miniero, Italia, Medusa Film, Medusa Film 2010,

remake del film francese del 2008 Giù al Nord di Dany Boon,

Adriano La Regina - I Sanniti - in Carmine Ampolo (a cura di) - Italia omnium terrarum parens - Milano - Scheiwiller-Credito Italiano - 1989 - - Edward T. Salmon - Il Sannio e i Sanniti - Torino - Einaudi - 1995 - - Sopraintendenza archeologica di Roma - L'Italia dei Sanniti - Milano - Electa - 2000 Antonio Manzo - Dall'etnico safīno ai samnītes - in Annuario ASMV - 2001-

William Shakespeare, tragedia storica, teatro elisabettiano‎, 1607 - ‎1608

Di Jerónimo Roure Pérez, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75210269, Epiro Magna Grecia Pirro Roma Taranto Turi

Plinio- Naturalis historia,Biagio Pace - Arte e Civiltà della Sicilia antica - Roma – 1935, Storia di Roma, - Dalle origini ad Azio - Bologna - Pàtron - 1997 , Theodore Mommsen - Storia di Roma - ed. 2015, Lorenzo Braccesi - Guida allo studio della storia greca - Roma-Bari - Laterza - 2005, André Piganiol - Le conquiste dei romani. Fondazione e ascesa di una grande civiltà Il Saggiatore, Milano 1998 G. Bagnoli, Elementi di storia della grafologia, AGAS, 2014, p. 33

William Thierry Preyer, Zur Psychologie des Schreibens: mit besonderer Rücksicht auf individuelle Verschiedenheiten der Handschriften ,1895

Op. cit. .Recchioni, “Bollettino Notiziario N.2 Febbraio 2019, Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Bologna, p.9. Dizionario, principio che, nella tradizione classica, identificandosi in un primo tempo con la prima e più importante delle funzioni vitali (il respiro), viene quindi a corrispondere a un concetto di ‘anima’, più o meno smaterializzata. Nella psicologia moderna e nell'uso comune, il complesso dei fenomeni e delle funzioni che consentono all'individuo di formarsi un'esperienza di sé e del mondo, e di agire in conseguenza

B.Vettorazzo, “Metodologia della perizia grafica su base grafologica, Giuffrè,1988, p. 64

Solange - Pellat E. Les lois de l’ecriture, Paris, 1927.

Ludwig Klaghes, Scrittura e carattere, Mursia 1956, in Bravo A. (1998), Variazioni Naturali e artificiose della grafia, Giordano, Mesagne, p. 13. www.riccardorecchioni.it, “Brevi note sulla grafometrica, 2021; - www.patriziapavan.it: “L’analisi e la comparazione di firme grafometriche, o biometriche, rappresenta un settore di specializzazione della grafologia forense”. – www.riccardorecchioni.it: “Fu Locard che compilò le norme generali per l'analisi grafometrica.”

Bravo A. (1998), Variazioni Naturali e artificiose della grafia, Giordano, Mesagne, cit., p. 26 e ss.

A.Bravo, variazioni naturali ed artificiose della grafia, 2° edizione, Ed Sulla rotta del sole Giordano editore 2005.

App.4 ENFSI, Terminologia.

A.Bravo, Soggettività ed Oggettività nelle perizie su scritture, Ed. Sulla rotta del sole Giordano Editore, 2006, p.9

Luogo di scrittura, piano su cui appoggia il substrato, posizione del soggetto scrivente ecc.

Vettorazzo, Metologia della perizia grafica su base grafologica, cit., p. 24: “Il metodo grafologico fa propri i principi confrontuali del metodo grafonomico, di cui condivide la fase osservativa, la visione dinamica, la sistematicità concentrica della ricerca, la prudenza del giudizio. Il salto di qualità consiste nell’integrazione della visione dinamica con l’espressività neurologica e psicologica del gesto grafico.”

B.Vettorazzo, Metodologia della perizia grafica su base grafologica cit.,pag. 36:”Anzitutto essa si impone chiaramente tra “fisico-fisiologico e psichico”; è invece meno evidente fra “psichico e psicologico”. In una prima eccezione, alcune componenti del gesto grafico vengono riferite alla sfera dello psichico come opposto a fisico. – omissis – E qui (ndr subcortex) che hanno origine le pulsioni, le emozioni, i sentimenti, le passioni. È in questo senso che intendo il termine “psicologico” cioè riferito al subcortex, preferendo il termine “psichico” riferito alle funzioni corticali superiori.”

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica Treccani: Statistica inferenziale sviluppata dalla scuola di approccio bayesiano. Le osservazioni vengono utilizzate per cambiare e aggiornare le probabilità degli eventi osservabili attraverso il teorema di Bayes. Come esempio di differenza dall’inferenza della scuola frequentista (con cui la scuola bayesiana condivide tutti gli assiomi e la teoria della probabilità), ricordiamo che uno stimatore bayesiano ha una distribuzione di probabilità a priori, con cui vengono modellizzate tutte le informazioni pre-acquisite e, dopo le osservazioni dell’esperimento, ha una nuova distribuzione di probabilità. Il fatto che per un bayesiano un parametro di un esperimento sia una variabile aleatoria fa sì, inoltre, che gli intervalli di confidenza siano interpretati in maniera differente dalle due scuole.

G.Moretti, Trattato scientifico di perizie grafiche su base grafologica, p 228:”Da quanto abbiamo esposto sulla imitazione a mano libera, si può desumere che l’imitatore spesso imprime nella scrittura-fatta apposta per farla apparire della mano di colui del quale imita la scrittura-qualche cosa di personalmente suo, e con questo egli si viene a scoprire.”

B. Vettorazzo Metodologia cit, p. 23:Il Moretti ha approfondito una teoria dei modi che ha chiamato gesti fuggitivi. Essi si identificano nelle varie minuterie scrittorie (tagli delle t, ricci, segni diacritici) e corrispondono agli atteggiamenti fisici che si inquadrano nella globalità del corpo, come la parte del tutto.

Ghestalt:” Per la psicologia della Gestalt non è corretto dividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e occorre invece considerare l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti: "Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti" (posizione del molarismo epistemologico o emergentismo) allo stesso modo in cui le caratteristiche di una società non corrispondono a quelle degli individui che la costituiscono. Quello che noi siamo e sentiamo, il nostro stesso comportamento, sono il risultato di una complessa organizzazione che guida anche i nostri processi di pensiero. La stessa percezione non è preceduta dalla sensazione ma è un processo immediato - influenzato dalle passate esperienze solo in quanto queste sono lo sfondo dell'esperienza attuale - che deriva dalla Gestalt, come combinazione delle diverse componenti di un'esperienza reale-attuale.

Angelo Vigliotti,Medico e Psicoterapeuta,Grafologo giudiziario, Neuroscienze . net, “Studio e ricerca in grafopatologia peritale Grafopatologia giudiziaria Definizione e significato”: Parole chiavi: definizione di grafopatologia, grafologia medica, demenza e grafologia, la scrittura malata, patologia organica e grafologia, grafologia e neuroscienze. La grafopatologia è lo studio di una scrittura “malata”, non è lo studio della scrittura di un soggetto “malato”, anche se, in una visione olistica: un soggetto malato avrà una scritturra malata (Mens sana in corpore sano). Se il soggetto che ha una patologia di qualsiasi tipo presenta una scrittura malata, questa è anche l’oggetto della grafopatologia. La parola “ Grafopatologia” deriva dal greco e il suo significato è evidente, pragmatico ed esplicito (grafos: scrittura; pathos: sofferenza; logos: studio). E’ una branca della grafologia medica. Mentre la grafologia medica studia una scrittura normale nella sua evoluzione e nella sua trasformazione: infantile, adolescenziale, adulta e senile, la grafo patologia indaga un tracciato patologico nel suo insieme e nei suoi elementi particolari, tipici, coattivi (una lettera, un raccordo, una parola che escono fuori dalla normalità del gesto motorio) e anche nel rapporto con il soggetto scrivente (il momento esistenziale, e le sue vicissitudini, gli eventuali traumi e le patologie sofferte, lo stile di vita, genetica ed epigenetica, terapie farmacologiche). La grafopatologia deve andare alla “causa” del problema. In questo senso può evidenziare anche una diagnosi precoce 10 anni o 20 anni prima che si può manifestare una malattia (ad esempio il Parkinson). Nel soggetto con Parkinson il tracciato prima di arrivare alla micrografia che si manifesta nella maggioranza dei casi già quando è stata diagnosticata la malattia, il futuro malato di Parkinson, può cambiare la sua scrittura che da fluida e scorrevole diventa più “rigida “e “tesa” e “lenta”. In questo caso il soggetto può essere sano ma la scrittura è già in parte “malata”. La diagnosi precoce grafologica può aiutare il clinico medico a fare indagini supplementari per capire meglio il problema e prevenire i danni irreparabili di una patologia cronico – degenerativa I campi di analisi della grafopatologia sono pochi ma di enorme importanza perché sono legati allo sviluppo delle neuroscienze, allo studio della mente e del cervello, alla integrazione tra psiche e soma, alla prevenzione di tutte le forme patologiche che si esprimono in un tratto non armonico, non simmetrico, non strutturato, non organizzato, non ordinato. Omissis “.

A,Bravo cit., pag. 68

www.mypersonaltrainer.it, Resilienza: Significato Psicologico “Nel corso degli anni, le definizioni attribuite alla resilienza in ambito psicologico sono state differenti. Ad ogni modo, è possibile descrivere la resilienza psicologica come la capacità umana di affrontare con successo un evento molto stressante e/o traumatico che suscita sentimenti negativi e provoca sofferenze, ritornando alla condizione precedente l'evento in questione e uscendone rinforzati se non addirittura trasformati. In altre parole, la resilienza psicologica può definirsi come la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici.”

J.Allan Hobson, Dreaning: a very short Introduction, Edizioni OXFORD 2002, p. 11

https://maremosso.lafeltrinelli.it/approfondimenti/jacques-prevert-poesie-frasi-biografia Maremosso www.gavazzeni.it>enciclopedia www,gazzebi citato

www:scienzainrete.it – di Dave Lecca, Pubblicato il 04/03/2018 Referenza: Coppolino GT, Marangon D, Negri C, Menichetti G, Fumagalli M, Gelosa P, Dimou L, Furlan R, Lecca D, Abbracchio MP. “Differential local tissue permissiveness influences the final fate of GPR17-expressing oligodendrocyte precursors in two distinct models of demyelination”, Glia. 2018; doi: 10.1002/glia.23305.

Ducunt volentem fata, nolentem trahunt :. "Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole") Seneca: Epistole a Lucilio (107, 11, 5) cita un verso del filosofo Cleante. esponente dello stoicismo.

Orazio, Satire I, 1, vv. 106-107, sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum «v’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto». È spesso ripetuta per esprimere la necessità di una saggia moderazione e per richiamare al senso della misura, sinteticamente: “Est modus in rebus”.

Bruno Morchio, Uno sporco lavoro, Ed. Garzanti 2018 Milano.

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